Si trasferisce a Roma nel 1958, dove avvia i primi contatti con il mondo dell’arte, e conosce tra gli altri l’artista Alberto Burri di cui frequenta lo studio. Da queste sollecitazioni deriva all’inizio degli anni Sessanta, una prima produzione di opere polimateriche. In questi stessi anni, Simeti soggiorna inoltre per lunghi periodi a Londra, Parigi e Basilea. Nei primi anni Sessanta, in sostanziale sintonia con coeve esperienze in ambito internazionale motivate da una comune volontà di azzeramento della tradizione e dei codici precostituiti dell’espressione artistica, il linguaggio di Turi Simeti si definisce attraverso l’acquisizione della monocromia e del rilievo come uniche forme compositive e si struttura principalmente intorno a un elemento geometrico, l’ellisse, che diventerà la cifra del suo lavoro artistico. Nel 1963 prende parte alla “Rassegna Arti Figurative di Roma e del Lazio”, al Premio Termoli e alla mostra “Arte Visuale” presso Palazzo Strozzi a Firenze, dimostrando di condividere le dinamiche delle ricerche visive e strutturali vicine all’arte programmata e alla Nuova Tendenza. Simeti partecipa con le sue opere a varie rassegne che nascono all’insegna di tale corrente, come la mostra “Nuova Tendenza 3” a Zagabria nel 1965, e le esposizioni tenute nella galleria Il Cenobio di Milano, a Modena e Reggio Emilia nel 1967, così come altre importanti rassegne internazionali dedicate a quell’area di ricerca, quali “Arte Programmata - Aktuel 65” e “Weiss auf Weiss” a Berna nel 1965 e 1966. Ancor più importante per l’acquisizione dell’opera di Simeti a un panorama specifico, risulta il suo inserimento nel progetto “Zero Avantgarde”, che fa la sua prima uscita nel 1965 nello studio di Lucio Fontana a Milano, per proseguire con esposizioni nelle gaIlerie Il Punto di Torino e Il Cavallino di Venezia. Nel 1965, trasferitosi a Milano, realizza la sua prima personale nella Galerie Wulfengasse di Klagenfurt. L’anno seguente tiene una personale nella Galleria Vismara, presentata in catalogo da Giuseppe Gatt. Tra il 1966 e il 1969, invitato come Artist in Residence dalla Fairleigh Dickinson University, si trattiene per lunghi periodi a New York, dove allestisce uno studio e realizza numerose opere all’interno della poetica rigorosa che è andato definendo. Esposto in numerose gallerie italiane (Il Chiodo a Palermo, Giraldi a Livorno, Stefanoni a Lecco), già nella seconda metà degli anni Sessanta il lavoro di Simeti riceve interesse in Svizzera e in Germania, dove la sua fortuna andrà crescendo negli anni (nel 1971 espone nella prestigiosa galleria M di Bochum, da Loehr a Frankfurt, nella galleria Bettina a Zürich). Nel 1971, nel segno di un’adesione al clima di contestazione dell’opera, Simeti realizza una performance nella galleria La Bertesca di Genova con la “Distruzione di un aliante”, di cui conserva i resti in bidoni blu firmati e numerati. Ciò non comporta però una trasformazione radicale del suo lavoro sulla superficie e sui volumi, anche se nei suoi lavori verrà manifestandosi un ulteriore senso di rarefazione delle presenze aggettanti, dimostrando un avvicinamento alle poetiche del minimalismo. Nei primi anni Settanta realizza altre personali a Bergamo, Verona, Rottweil, Düsseldorf, Oldenburg, Köln, München, e partecipa ad alcune mostre collettive, come “Estensione”, nella Casa del Mantegna di Mantova, confermando l’adesione del suo lavoro alle ricerche in ambito costruttivo. In questi anni l’opera di Simeti va configurandosi come una ricerca consequenziale, nel passaggio da opere singole a dittici e polittici con un elemento aggettante che viene spesso decentrato, e quindi con la sperimentazione di formati e sagome differenti, che raggiungeranno effetti di maggiore complessità spaziale nel corso degli anni Ottanta. Nella seconda metà degli anni Settanta la sua attività espositiva lo porta in diverse città europee come Basilea, Düsseldorf, Coblenza. Nel 1980 la Pinacoteca Comunale di Macerata ospita una mostra personale. Dallo stesso anno inizia a lavorare in un suo nuovo studio a Rio de Janeiro, città in cui trascorre lunghi periodi invernali e dove negli anni successivi espone ricevendo importanti consensi. Nel 1981, dopo aver collocato una scultura a Gibellina l’anno precedente, espone sempre in Sicilia alla Galleria Pagano di Bagheria, presso l’Opera Universitaria di Palermo e nell’Atelier di Rosario Bruno a Sciacca; nel 1982 tiene una personale nello Studio Grossetti di Milano. Negli anni seguenti le sue opere vengono accolte in numerosi spazi privati all’estero, quali la Galerie Passmann di Friburgo e la GaIerie Wack di Kaiserslautern nell’83, la Galerie Maier di Kitzbüehl e la Galerie Ahrens di Coblenza nel 1984, la Galeria Paulo Figueiredo di San Paolo del Brasile e la Galerie 44 di Düsseldorf nel 1985, la Galerie Apicella di Bonn neI 1986 e la Galerie Monochrome di Aachen nel 1987. Dopo anni d’intensa presenza all’estero, Simeti torna ad esporre in Italia nel 1989 con una personale allestita nella Galleria Vismara di Milano. L’accostamento alle opere di Castellani, Bonalumi e altri nelle mostre “La Tela Estroflessa nell’Area Milanese dal 1958 ad Oggi” presso la Galleria Arte Struktura nel 1989 e “‘58-‘80 Bonalumi - Castellani - Simeti /Tre Percorsi”, sempre a Milano, nella Galleria Millenium, l’anno successivo, mette in risalto come l’estroflessione praticata da Simeti assuma valori contigui ma anche antitetici rispetto alle analoghe tecniche compositivo-costruttive applicate da Castellani e Bonalumi. Nel 1991, presentato in catalogo da Elena Pontiggia, espone un’ampia selezione di lavori al Museo Civico di Gibellina. Nel corso degli anni Novanta, oltre a personali di opere recenti a Busto Arsizio, Rio de Janeiro, Robbiate, Carnate, Trezzo sull’Adda, Biberach, Kaiserslautern, Milano (galleria Vinciana), Bolzano e Trapani, altre retrospettive hanno luogo nel 1996 nel Kunstverein di Ludwigsburg e a Erice, la seconda con testo in catalogo di Marco Meneguzzo. La sua opera va configurandosi ora attraverso la moltiplicazione e la dispersione degli elementi volumetrici-aggettanti ovali nella superficie, con una colorazione più intensa e diversificata, recuperando valori di relazione architettonica sempre più evidenti. Nel 1998 tiene una personale alla Galerie Kain di Basilea, seguita l’anno successivo da altre esposizioni a Biberach (di nuovo nella galleria Uli Lang), Ladenburg e Mannhein e dalla partecipazione all’esposizione “Arte in Italia negli anni 70” presso La Salerniana di Erice. Altre recenti personali dell’artista sono realizzate presso lo Studio d’Arte Harry Zellweger di Basilea e nella Galleria Uwe Sacksofsky ad Heidelberg, entrambe del 2000. Nel 2001 Simeti espone alla Civica Galleria d’Arte moderna di Gallarate. Tra il 2002 e il 2003 numerose mostre sono allestite in Italia e all’estero, tra cui la Fondazione Mudima, Milano, la Galleria Rino Costa, Casale Monferrato, la Galleria Bergamo, Bergamo, la Galleria Maier, Kitzbühel, Galerie Wack, Kaiserslautern, Immoblilia, Verona, la Galleria Giraldi, Livorno, Arte Silva, Seregno, Carte d’arte Mostre, Catania. Nel 2004 le opere di Simeti sono esposte presso la Galleria Poleschi di Milano con una presentazione di Luca Beatrice. Segue nel 2005 un’esposizione a Lugano nello spazio ARTantide.com. Sempre a Lugano, nel 2006, la galleria BIM - Banca Intermobiliare propone una personale dell’artista. Ancora nel 2006 la Galleria Excalibur di Solcio di Lesa propone una personale presentata in catalogo di Flaminio Gualdoni. Nel novembre 2007 Simeti è invitato dalla Fiera D’Arte di Padova per un’antologica organizzata come evento collaterale. Tra le numerose mostre degli ultimi anni vanno segnalate le esposizioni personali alla GlobArt Gallery di Acqui Terme nel 2007 accompagnata da un corposo catalogo, una personale introdotta da Paolo Campiglio, alla Galeria Poleschi di Milano nel 2008, le mostre organizzate presso il palazzo dello “Spazio Satura” a Genova e all’ Armanda Gori Casa D’Arte a Prato, portata poi alla Fiera D’Arte di Cremona ed infine l’esposizione alla Maretti Arte Monaco di Montecarlo dove ha esposto nel 2009 una selezione delle opere più recenti.
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