E' uno dei maggiori rappresentanti del movimento degli Affichistes che ha sviluppato, nell’immediato dopoguerra, un linguaggio nuovo insieme a Raymond Hains, François Dufrêne e Mimmo Rotella, creando una pratica artistica post-cubista dalla quale è scaturita la grande mutazione del linguaggio pittorico.
All’Accademia di Belli Arti di Rennes incontra il bretone Raymond Hains, ne nasce un’amicizia determinante per la carriera artistica di entrambi. Villeglé e Hains vivono nella Parigi del dopoguerra e le loro ricerche dal ‘47 al ‘57 sono strettamente connesse, ma l’intima collaborazione non esclude lo sviluppo parallelo di due differenti visioni. Fin dalla prima mostra del 1957 le due personalità si dimostrano complementari. In Hains i simboli, i riferimenti allusivi, i giochi di parole, le associazioni di idee costituiscono la trama strutturale della visione. L’istinto di Villeglé, spietatamente logico, è altamente portato al recupero degli elementi scomposti del linguaggio. Il decennio che va dal ‘47 al ‘57 è un periodo formativo per entrambi e costituisce la preistoria delle rispettive avventure: coincide con la messa a fuoco della camera in vetro ondulato, con la scoperta e la raccolta dei manifesti lacerati. In un primo tempo Hains e Villeglé cercano di oggettivare la diffrazione strutturale della propria visione tramite la fotografia, poiché tale processo consente loro di ottenere variazioni illimitate di immagini destrutturate, partendo da una forma prestabilita. In seguito applicano alla tipografia il procedimento della camera a vetro ondulato, scomponendo i caratteri dell’alfabeto, creando le ultra-lettere. Tramite questa espressione artistica nel 1953 stampano una poesia di Camille Bryen: nasce così il famoso "Hépérile éclaté", una forma di sintesi dell’illeggibile nel quale l’antisintassi e l’allitterazione, care a Camille Bryen, sono condotte al loro parossismo. E sono proprio le ultra-lettere ad entusiasmare il poeta François Dufrêne che da quel momento si dichiara ultra-letterista. Le sue grida-ritmo, fonemi interamente liberati da ogni supporto semantico e considerati come pure modulazioni sonore al momento dell’emissione, sono gli equivalenti sonori ed esatti dei manifesti lacerati. Sin dal 1957 Dufrêne si converte al décollage e si specializza nei "sotto-manifesti".
Compagno di Hains nell’avventura post-cubista del decollage alla quale parteciparono poi - fra gli altri - anche Dufrêne, Rotella e Schwitters, Villeglé ha iniziato la propria attività nel 1947 e la sua prima mostra risale al 1957.
Pittore della seconda metà del XX secolo, per il quale la pittura ad olio è finita, Villeglé ha reinventato la tela: si definisce "ravisseur d’affiches", rapitore di manifesti. Egli si dedica alla ricerca-selezione-catalogazione dei manifesti lacerati che rappresentano la pelle della città contemporanea, una sorta di tatuaggio urbano. In questo senso il décollage recupera a livello estetico ciò che la legge del consumismo ha rigettato.
Come scrisse Pierre Restany, "...eterno pedone di Parigi, Villeglé è alla continua ricerca di lacerazioni anonime...e le strade di Parigi costituiscono il museo permanente di tale tesoro...".